POINTLESS SALONE. Il salone inutile.


SALONE DEL MOBILE. La fiera negli ultimi anni ha raggiunto un numero di visitatori stabile intorno alla soglia dei 300.000, e non si tratta solo di italiani, ma di persone che vengono da ogni angolo del mondo. Pensate che professionisti, designer, architetti, ma anche persone che lavorano nel campo dell'editoria e della comunicazione fanno anche 12 ore di volo per venire alla fiera di Milano. Per molti è sicuramente un piacere, ma è anche un enorme sacrificio.
VISITATORE INTERNAZIONALE. Provate a mettervi nei panni di un visitatore che dopo aver attraversato mezzo mondo per raggiungere la sua meta, entra al Salone e si dirige verso un meraviglioso divano per godersi un po' di relax su di un bellissimo pezzo di design. Non si è ancora seduto, quando una hostess si avvicina e gli dice in tono gentile che non si può sedere.
Con la faccia un po' delusa osserva l'oggetto e desidera toccarlo, il materiale sembra fantastico. Ma la hostess, sempre in tono gentile, gli fa notare che non è possibile toccare il prodotto. Ancora più deluso decide di fare l'unica cosa che gli resta, e cioé scattare una fotografia del divano, perché gli resti almeno il ricordo visivo. Ma la hostess, con un tono più gentile che mai gli dice che non è possibile scattare fotografie. Il nostro povero visitatore, definitivamente deluso e stanco di sentirsi dire "NO", si allontana, lanciando qualche maledizione nel dialetto della sua lingua e si dirige verso situazioni più piacevoli e in cui provare su altri oggetti un'esperienza più completa e  che gli  resterà sicuramente più impressa, fino a dimenticare totalmente il fantomatico divano.


"DON'T TOUCH, PLEASE". Decidere di esporre in un evento di design e proporre un oggetto che, per qualche motivo, non può essere toccato, semplicemente non ha senso. Gli oggetti di design sono per loro natura oggetti d'USO. La scritta  "DON'T TOUCH" rende l'oggetto inutile. Possiamo capire che un oggetto non venga fatto toccare poiché pezzo unico, magari realizzato a mano, delicato, e più vicino  all'arte che al design. Ma in questo caso verrebbe da chiedersi se per caso quell' oggetto si trovi nella location sbagliata... Se un oggetto non è maturo, pronto per il mercato, quindi pronto per essere usato, forse non dovrebbe neanche essere proposto ad una fiera.
La cosa incredibile è che il divieto di toccare non è dato solo da giovani che vogliono proteggere il loro "instabile" prototipo, ma anche dalle aziende che espongono mobili e oggetti già industrializzati. Ma ci chiediamo ancora: che senso ha? Non sono forse divani, sedie, tende che useremo nelle nostre case? Che male c'è nel volersi rendere conto di come sono fatti?
"NO PHOTOS, PLEASE". Altra bizzarra questione da esplorare è il divieto di scattare fotografie. Bisogna ricordare che il salone e il fuorisalone si fanno per essere visti.  E le aziende partecipano con l'intento di mostrare le loro collezioni. Ma non basta soltanto esserci. La fotografia è il mezzo con cui un evento si amplifica e diviene fruibile anche per chi non c'era e con il quale viene ricordato. Anche l'evento più frizzante della settimana del design diventa solo uno sbiadito e lontano ricordo. Facendo ricerca sui saloni degli anni passati ci sono cose che tornano con forza nel nostro ricordo perché sono super pubblicate, non solo dai siti istituzionali o di importanti riviste, ma dalle centinaia di blog o bacheche sociali degli "amanti" del design! Una buona percentuale delle persone che visitano i saloni hanno semplicemente il desiderio di prendere appunti su cosa sta succedendo. Più persone fotografano, più le foto vengono pubblicate, più un oggetto/azienda diventa popolare. Se non si vuole che le proprie cose non vengano fotografate, che senso ha ESPORRE?
GIOVANI PAUROSI. Ma la cosa che ci sembra più paradossale è che sono spesso proprio i giovani a stabilire il divieto di fotografare i propri prototipi per evitare che qualcuno copi la loro idea. Forse non sanno che se qualcuno vuole copiare un'idea non sarà uno stupido divieto di fotografare a impedirglielo. Anzi la fotografia e la pubblicazione sono in qualche caso l'unica garanzia per provare la paternità di un'idea. Il salone è per un giovane designer come una sagra di leoni. Se questi non ha fiducia nella propria idea e se non ha coraggio, forse è meglio che ci pensi ancora un po' prima di lanciarsi nell'arena.
IL DESIGN COMUNICA. Tutto è già stato inventato, non c'è quasi più spazio per nuovi oggetti. Ogni nuovo oggetto sembra la replica di uno già esistente. Ma è più DIFFICILE riprodurre un'idea forte, una fascinazione e un racconto, legati ad una logica personale e di progettualità profonda che sono insiti negli oggetti "pensati".
Questo grazie alla capacità degli oggetti di comunicare. Gli OGGETTI COMUNICANO con il loro modo di essere nel mondo e nella maniera in cui vengono percepiti. Un nuovo oggetto di design oggi riesce a trovare un posto nel mondo solo se ha caratteristiche comunicative, cioé ha un suo senso nell' universo degli oggetti se mi racconta qualcosa di nuovo o in più. Per questa sua caratteristica sostanziale DEVE ESSERE FOTOGRAFATO, NE HA BISOGNO per esistere.  
Anche la maniera in cui un prodotto viene presentato al pubblico, il modo in cui viene COMUNICATO e FRUITO dalle persone, in certi casi, decreta il SUCCESSO del prodotto stesso. Ricordiamo che il design contemporaneo, non segue soltanto le vie dettate da chi produce e chi compra. nell'era dell'informazione i mezzi di COMUNICAZIONE hanno un'INFLUENZA sostanziale nel determinare gran parte delle tendenze in fatto di design. Non si può decidere di lanciare un prodotto senza tenere conto della comunicazione e della percezione che se ne avrà.


♥ Perciò sosteniamo con vigore che se decidete di partecipare ad una fiera e avete preparato dei cartellini con le scritte "DON'T TOUCH" e "NO PHOTO, PLEASE" forse avete sbagliato mestiere. Se il vostro oggetto non può essere toccato o fotografato, forse dovreste dedicarvi ad un' altra attività... magari all'arte!

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