FASHION MEETS ART


Quello fra ARTE e FASHION è un sodalizio che ha radici lontane e che si è affermato man mano sempre di più. Considerando l'ARTE non più meramente museale ma oggi decisamente COMMERCIALE, è quasi naturale che gli artisti si spostino dalla gallerie per innestarsi nel più comunicativo e IMMEDIATO FASHION SYSTEM per raggiungere l'ignaro pubblico attraverso le vetrine del centro città.



Già SALVADOR DALÌ nel 1937 collabora con ELSA SCHIAPPARELLI per il famosissimo abito da sera "The Lobster Dress"; poi ANDY WARHOL ideò un tubino stampato con la famosa Zuppa Cam­p­bell, in re­ga­lo a chi ne ac­qui­stava al­meno cin­que lattine nel 1964. Ma chi portò nel prét a porter il mix arte/moda furono i famosi abiti di YVES SANT LAURENT ispirati a PIET MONDRIAN, che ebbero un gran successo nel 1965, abilmente riproposti nel 2010.
Andy Warhol ebbe poi numerose altre collaborazioni, da DIANE VON FURSTEMBERG (tra l'altro sua amica) fino a CHANEL, fu talmente legato al mercato modaiolo che anche dopo la sua morte, la fondazione che gestisce il suo marchio, rilascia l'uso di numerosi suoi lavori per diverse collaborazioni, l'ultima con DIOR nel 2011, e per rivisitazioni contemporanee in collaborazione con STREET BRANDS, fra cui  LEVIS e PEPE JEANS, per citarne solo un paio. La "brandizzazione" degli artisti "POST MORTEM" non è però una novità: un altro esempio lampante è quello di KEITH HARING, il cui stile è stato reso popolare attraverso la manipolazione dei suoi lavori nelle collezioni di molti importanti brands, come JEAN-CHARLES DE CASTELBAJAC, MOSCHINO, e infinite riproposizioni nei brand di FAST FASHION (indistintamente H&M, Zara, OVS... )

La moda ha un potere comunicativo dirompente, cui molti artisti devono la loro popolarità. Collaborazioni con maisons e marchi, li hanno resi accessibili al grande pubblico. Fra gli artisti contemporanei DAMIEN HIRST è una sorta di contemporaneo HUMAN FACTORY, collabora con tutto e tutti, senza distinzione di qualità e mercato, sembra che l'ambizione vada oltre il comunicare un concetto artistico, quanto più invece il fatturare il miglior guadagno possibile, senza troppo coinvolgimento umano e senza troppe filosofie. Il suo famoso pattern a POIS può essere applicato indisintamente su scarpe, felpe, tavole da skate, senza modificarne il messaggio... quale?

Nell'accostarsi alla moda, gli artisti non diventano però creatori di forme o di nuovi modi di vestire, ma semplicemente i loro lavori pittorici / fotografici / grafici divengono DECORO avvolgendo capi e accessori, al pari di una stampa floreale o di un tema grafico.
L'arte, superata l'epoca della RIPRODUCIBILITÀ TECNICA, approda in quella della FATUITÀ MEDIATICA, in cui la sua "RAPPRESENTAZIONE" si moltiplica per spalmarsi su tutto e accompagnarci ovunque, fino a perdere totalmente l'AURA ARTISTICA per divenire un vanesio ornamento.

Uno dei brand che più si distingue per l'assiduo investimento e collaborazioni con artisti è senz'altro LOUIS VUITTON, creando collezioni che mescolano, ma più spesso sostituiscono, l'opera d'arte stessa. Emblematico il connubio con TAKASHI MURAKAMI, che di recente ha portato alla creazione di una collezione di "OPERE" firmate dallo stesso artista, che riproducevano i famosi pattern ideati per il marchio, stampati su tela, per esporre in casa un vero MURAKAMI / VUITTON!

Ecco qui una accurata selezione, storica e iconica, delle collaborazioni fra arte e moda :

Sal­va­dor Dalì > Elsa Schia­pa­relli
Andy Warhol > Cam­p­bell
Piet Mondrian > Yves Saint Laurent
Damien Hirst > Manolo Blahnik / The Row / Supreme
Damien Hirst  > Levis / Supreme
Yayoi Kusama > Louis Vuitton
Takashi Murakami > Louis Vuitton
Tracey Emin > Longchamp
Hiroshi Sugimoto > Hermes
Jeff Koons > H&M
Maurizio Cattelan > MSGM

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