REPORT: SALONE DEL MOBILE 2014


● SALONE DEL MOBILE
Il SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE 2014 è stato visitato quest'anno, come gli altri anni, da un consistente numero di persone, e dai dati prospettati pare in constante crescita... ma ciò che invece sono venute a MANCARE erano senz'altro le nuove proposte...




Aspettative un po' deluse soprattutto da parte di aziende di punta, promotrici di innovazione e ricerca, ma che di fatto non hanno prodotto né innovazione né ricerca. Alcuni brand e gruppi hanno perpetuato la riproposizione del medesimo mobile cambiandone soltanto la finitura o il materiale, altre hanno rovistato tra i vecchi archivi per far rientrare in produzione pezzi di parecchi decenni fa. In altri casi si esponevano nuovi prodotti che nel loro disegno sembravano appartenere ad altre epoche, come nel caso di KARTELL che proponeva una sedia dalle chiare linee liberty. Diverse aziende hanno presentato dei sistemi di insonorizzazione e riduzione del rimbombo, come elementi d'arredo; non completamente innovativi, ma apprezzabili come soluzioni, poiché forniscono un'alternativa DECOR a eventuali interventi più invasivi.






Gli allestimenti quest'anno erano meno scenografici e accattivanti rispetto agli altri anni, uno dei più carini è stato sicuramente quello di DEDON. Un dato da citare è che alcune aziende, che si distinguevano al FUORISALONE per grandi eventi, si sono chiuse in fiera proponendo progetti minimi che non hanno più quella freschezza che avevano "fuori", citiamo uno su tutti, TOM DIXON.



Le poche proposte "nuove" presenti sembravano ammiccare al design anni 50 e 60, con un grande ritorno al legno naturale a vista; quasi sempre si percepiva un sapore di GIÀ VISTO. Tra gli stands e gli allestimenti MANCAVA un senso estetico, e un vero nuovo segno di ricerca e di "soluzioni" di design. C'era il rimbombo dei SOLITI NOMI che impongono il loro segno, surclassando la filosofia dell'azienda, ormai inesistente. Le aziende che si fregiano come aziende "di design" dovrebbero proporre una filosofia di vita e una DISTINTIVA ricerca di lifestyle, ma questo non avviene, gli oggetti MANCAVANO così di un vero carattere, mentre le star-designer esprimono solo se stesse. Il tratto del designer contemporaneo è come un brand, che proietta sempre il medesimo immaginario da un azienda all' altra:  la sensazione generale è quella di una forte confusione in cui era impossibile riconoscere a quale casa produttrice appartenessero gli oggetti. Questo dal nostro punto di vista è un peccato, poiché l'esistenza di diversi brand non ha più senso, dal momento che acquistare da una azienda o un'altra, è la stessa identica cosa.
Le aziende cercano di aggrapparsi a questi nomi creando degli oggetti "civetta" utili a far vendere il resto della produzione, che invece non riesce a distinguersi per le sue qualità. Il risultato di ciò ha portato una infilata di proposte di "rappresentanza" e poche proposte con reali prospettive d'uso.
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● EUROCUCINA
Le innovazioni in cucina arrivano principalmente dalla tecnologia; protagoniste sono le cappe -ELICA- che assumono la nuova funzione di lampadario divenendo elemento decorativo dello spazio. BORA ha proposto un intelligente sitema per inserire la cappa nel piano cottura, e avere quindi nuove possibilità e soluzioni adattabili anche agli spazi architettonici più difficili.
Alle ormai classiche linee geometriche e minimali della cucina contemporanea si accostano linee che riprendono lo stile anni 40 - 60, sia per forme che per colori. MINACCIOLO, che propone una cucina dal sapore contemporaneo e vintage insieme, si distingue per la sua ricerca proponendo un piano da lavoro con piastrelle metalliche con finitura LUCIDA, come argento. STEININGER restando su un modello a parallelepipedo, propone un'isola che pare una colata di CEMENTO, per un forte impatto urban.




La maggior parte delle proposte tendeva al LUXURY, sia per dimensioni che per finiture, mentre MANCAVANO  proposte "concrete e accessibili" per piccoli e modesti spazi, lasciando così campo aperto ad altre aziende meno "da salone". Forse una chance persa, perché oltre a essere un mercato molto ampio, sarebbe stata una sfida vinta quella di proporre un'idea di cucina accessibile, pratica,  funzionale e di DESIGN, alla portata di tutti, e magari anche ai giovani.
Molto apprezzabili gli allestimenti e le performance culinarie tra i vari stands, che rendevano davvero piacevole e più completa l'esperienza a EUROCUCINA.





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● SALONE BAGNO
Nel biennale appuntamento con l' area BAGNO le proposte più interessanti si hanno nei RIVESTIMENTI. Molto belle le soluzioni presentate da MUTINA, con finiture tridimensionali, come la parete disegnata da NENDO, con dei piccoli esagoni in rilievo, che creano degli interessanti giochi cromatici in scala di grigi, grazie al loro differente orientamento; Philippe Starck disegna un'interessante collezione di piastrelle a 2 livelli, per CERAMICA SANT'AGOSTINO, versatile, e interpretabile in diverse soluzioni.
Sorpassata l'idea del "bagno" classico, a favore di un'idea di SPAZIO WELLNESS, a ragione del tempo trascorso in questo ambiente domestico, non solo ormai luogo dedicato all'igiene ma al relax più completo. Le aziende bagno propongono così soluzioni d'arredo molto intriganti e scenografiche, che occupano spazi molto ampi, a sottolineare la rinnovata importanza di questa parte della casa, ed in questo frangente si fanno notare storiche aziende come JACUZZI, che presenta una grande vasca incassata nel pavimento, simile ad una piccola piscina.
Un salone dei desideri, anche in questo caso molto orientato verso il luxury, e povero di soluzioni accessibili.




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● SALONE SATELLITE
La parola MANCANZA rimbomba come in uno spazio vuoto se si parla del salone SATELLITE, che se un tempo era il vero luogo dove nascevano le idee, di anno in anno sta perdendo sempre più la sua credibilità. Location ideale per scuole,  con conseguenti progetti "scolastici", il Satellite si rende luogo per "orientamento allo studio" più che per reali proposte da immettere nel mercato del design. Lo spazio dedicato ai giovani si è ulteriormente ridotto, i pochi presenti proponevano progetti -anche in questo caso- dal sapore già visto, o puri esercizi di stile, per una ricerca poco produttiva, superficiale e scarna, che niente aggiunge alle esigenze reali del design contemporaneo.




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